Cogliamo l’occasione del 61° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, per dare voce al dolore e alla rabbia che noi, membri della Comunità tamil in Italia, portiamo nel cuore di fronte alla catastrofe umanitaria che da anni si sta consumando in Sri Lanka, a danno dei nostri cari e connazionali. Riteniamo infatti che questa giornata non debba solo esaurirsi in un rito formale, ma debba valere a ravvivare in ciascuno di noi l’interesse a garantire la reale e concreta tutela dei Diritti Umani in ogni angolo del mondo, poiché per alcuni popoli essi rimangano solo “inchiostro sulla carta“.
Tra questi popoli purtroppo di annovera anche il popolo Tamil.
In questi mesi migliaia di civili tamil sono morti in questi campi, molti altri sono spariti nel nulla, e non esistono statistiche ufficiali. Dopo le forti pressioni internazionali il governo dello Sri Lanka ha affermato di avere liberato metà dei civili internati, ma in realtà sono solo stati rilocati in zone ad alto controllo militare. Il 7 Dicembre 2009 fonti governative hanno confermato che 127.905 civili sono attualmente nel campo di internamento di Vavuniya.
I tamil sono un’etnia che vive da oltre due millenni nel Nord-Est dell’isola dello Sri Lanka. Dal 1948, data dell’indipendenza dello Sri Lanka dai coloni britannici, la maggioranza etnica cingalese ha assunto il potere e il popolo tamil è diventato oggetto di discriminazioni in varie forme: lingua ufficialmente non riconosciuta, ostacoli nell’istruzione universitaria, repressione etnica e genocidio culturale.
Per oltre 30 anni hanno intrapreso la via pacifica, della non violenza, sull’esempio di Mahatma Gandhi, per rivendicare i propri diritti e la propria identità.
La risposta del Governo dello Sri Lanka è stata purtroppo la repressione violenta, inducendo i tamil a ricorrere alla resistenza armata, dopo la carneficina del Luglio 1983.
Pur detenendo in linea teorica il diritto alla sovranità e all’autodeterminazione, i cittadini tamil sono costretti a risiedere come profughi nella propria terra.
L’autodeterminazione dei popoli è formalmente riconosciuta come diritto umano fondamentale dalle più importanti convenzioni giuridiche internazionali sui diritti umani.
Sebbene le vicissitudini di questi ultimi anni alimentino in noi questa sensazione di sfiducia e avvilimento, non possiamo permetterci di spegnere ogni speranza e perpetuiamo nelle nostre rivendicazioni.